Pensione di Vecchiaia

Pensione di Vecchiaia

Sia per i lavoratori autonomi che per i dipendenti e sia per il settore pubblico e privato è necessario aver versato 20 anni di contribuzione e aver cessato l’attività lavorativa dipendente.

Dobbiamo distinguere la categoria di lavoratori con contribuzione anteriore al 31 dicembre 1995 e i lavoratori senza contribuzione al 31 dicembre 1995

 

Nel primo caso i requisiti minimi di età richiesti a partire dal 1° gennaio 2012 per la pensione di vecchiaia sono stati rivisti per rendere uniforme l’età di pensione per i lavoratori del settore pubblico e di quello privato, dipendenti, parasubordinati e autonomi. 

Questa normativa, a partire dal 1° gennaio 1993, prevede l’adeguamento agli incrementi alla speranza di vita dell’età anagrafica pari a tre mesi, successivamente dal 2016 sono stati aggiunti ulteriori quattro mesi, dal 2019 altri cinque mesi. Dunque, per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario compiere 67 anni.

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Quando si può fare richiesta della pensione?

Sia per i lavoratori autonomi che per i dipendenti e sia per il settore pubblico e privato è necessario aver versato 20 anni di contribuzione e aver cessato l’attività lavorativa dipendente. 

 

Ci sono, però, delle eccezioni, infatti sono esclusi dall’incremento dei 5 mesi del requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia i lavoratori che svolgono per almeno 7 anni nei 10 anni precedenti il pensionamento lavori gravosi e i lavoratori addetti ad attività usuranti. 

 

Per entrambe le categorie è richiesto il possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni

 

Possono, però, accedere alla pensione di vecchiaia prima di aver compiuto di 67 anni.

Pensione di Vecchiaia

Riassumendo: i lavoratori del settore privato possono accedere alla pensione di vecchiaia a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi.

Quali sono gli importi ottenibili con la pensione di vecchiaia?

In Italia, l’importo della pensione di vecchiaia dipende dal tuo reddito da lavoro dipendente o autonomo e dal numero di anni in cui hai versato contributi previdenziali.

 

Per calcolare l’importo della tua pensione di vecchiaia, puoi utilizzare il simulatore online del sito dell’INPS. Ti basterà inserire alcuni dati, come l’età, il sesso, i contributi versati e il tuo reddito, e il simulatore ti darà un’indicazione approssimativa dell’importo della tua pensione.

Tieni presente che per ottenere la pensione di vecchiaia è necessario aver raggiunto l’età pensionabile prevista dalla legge e aver versato un minimo di contributi previdenziali. Inoltre, l’importo della pensione di vecchiaia può essere influenzato da diversi fattori, come l’adeguamento all’inflazione e le eventuali modifiche alle regole di calcolo della pensione introdotte dal governo.

 

Se vuoi accedere al simulatore INPS con lo SPID, leggi la nostra guida su come ottenerlo passo passo.

A che età si ottiene?

Per quelli pubblici la pensione di vecchiaia decorre dal giorno successivo alla maturazione dei requisiti. Per il personale del comparto scuola ed AFAM, Alta formazione artistica e musicale, la pensione decorre dall’inizio dell’anno scolastico o accademico dello stesso anno in cui si maturano i requisiti anagrafici e contributivi.

 

Per la categoria dei lavoratori senza contribuzione al 31 dicembre 1995, conseguono la pensione con gli stessi requisiti anagrafici previsti per gli assicurati prima del 1° gennaio 1996 e con almeno 20 anni di contribuzione, l’unica condizione sta nel raggiungere un importo minimo di pensione pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. 

 

Una volta raggiunta l’età, però, non si è costretti ad andare in pensione, al contrario la normativa vigente concede di proseguire con l’attività lavorativa anche oltre la soglia dei 67 anni di età fino al raggiungimento di un requisito anagrafico in corrispondenza del quale scatta il pensionamento forzato. In linea generale questo limite è fissato ai 71 anni per i lavoratori del settore privato. Sono, invece, diverse le regole per chi lavora nel settore pubblico dove si tende a favorire il pensionamento e, infatti, una volta raggiunta sia l’età che gli anni di contribuzione scatta automaticamente la cessazione del servizio. 

 

Ad oggi, l’obbligo scatta a 65 anni, laddove il personale abbia maturato un qualsiasi diritto alla pensione, diversamente, il lavoro prosegue fino al raggiungimento dei requisiti necessari per la pensione di vecchiaia.

 

Vedi anche le ultime novità apportate dalla riforma delle pensioni 2022/2023.

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Pensione Opzione Donna e Casalinghe

Pensione Opzione Donna e Casalinghe

Il sistema previdenziale italiano prevede opzioni di pensione ideate anche per le donne che non lavorano con e senza versamento di contributi previdenziali.

Come abbiamo già visto nell’articolo sulla Riforma delle Pensioni, stiamo parlando della pensione casalinghe coperta dal Fondo di previdenza istituito nel 1997 all’Inps e la pensione sociale.

 

Per richiedere questa pensione ci si deve iscrivere all’apposito fondo casalinghe. È una scelta facoltativa e non obbligatoria come l’assicurazione Inail che copre il rischio di incidenti domestici ma non permette di maturare il diritto alla pensione.

 

La pensione casalinghe è prevista per chi ha tra i 18 e 65 anni e svolge lavoro domestico per la famiglia e per la casa. 

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Come funziona e chi ha diritto alla pensione casalinga?

Questo tipo di pensione non è rivolto solo alle donne ma sono compresi anche gli uomini, l’importante è iscriversi al Fondo di previdenza. 

 

Una volta raggiunti i cinque anni di contributi, gli iscritti possono accedere anche a una pensione di inabilità riservata a chi ha una invalidità accertata oppure a una pensione di vecchiaia a un minimo di 57 anni d’età.

 

Per quanto riguarda l’importo non esiste una somma prefissata se non un minimo di circa 26 euro mensili e si ottiene un anno di contribuzione con il versamento di 310 euro. 

 

Anche per la pensione casalinghe la domanda deve essere inoltrata online sul sito Inps.

Pensione Opzione Donna e Casalinghe

L’importo dipende dai versamenti, per esempio con oltre 30 anni di versamenti contributivi la pensione percepita sarà intorno ai 1000 euro al mese. Il calcolo si fa tramite il calcolo contributivo e con la rivalutazione periodica da parte dell’ISTAT del PIL. 

Come ci si iscrive al fondo casalinghe?

Il Fondo Casalinghe è un fondo di previdenza complementare gestito dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e rivolto alle lavoratrici domestiche, ovvero alle donne che svolgono attività di cura e assistenza all’interno delle famiglie.

Per iscriverti al Fondo Casalinghe, devi essere una lavoratrice domestica iscritta alla Gestione Separata INPS e avere almeno 18 anni di età.

 

Per iscriverti, devi presentare domanda all’INPS utilizzando il modello SR163 o tramite il servizio online “Entratel” o “Fisconline”. Nella domanda devi fornire tutti i dati richiesti e allegare la documentazione che attesta il tuo status di lavoratrice domestica, come ad esempio il contratto di lavoro o la dichiarazione sostitutiva resa dal datore di lavoro.

 

L’iscrizione al Fondo Casalinghe è volontaria, quindi se decidi di iscriverti dovrai versare un contributo mensile all’INPS. L’importo del contributo dipende dall’età e dal reddito della lavoratrice domestica e viene stabilito ogni anno dall’INPS.

 

Se decidi di iscriverti al Fondo Casalinghe, potrai beneficiare di prestazioni previdenziali come la pensione di vecchiaia e di invalidità, il trattamento di fine rapporto (TFR) e la prestazione di maternità.

La pensione sociale, cos’è e chi può richiederla

Le persone che non sono iscritte al Fondo casalinghe o le iscritte che non riescono a produrre un certo numero di contributi utili a maturare i requisiti, possono accedere alla pensione sociale.

 

Possono richiederla le persone con i seguenti requisiti:

– chi ha compiuti 67 anni, valido sia per donne che per uomini 

– chi ha cittadinanza italiana o di altro Paese europeo purché iscritte all’anagrafe del Comune di residenza o siano cittadine extracomunitarie con permesso di soggiorno di lungo periodo

– residenza effettiva, stabile e continuativa in Italia da almeno 10 anni. Se, invece, si soggiorna all’estero per più di 29 giorni la prestazione viene sospesa e se la sospensione dura più di un anno allora la pensione sociale viene revocata

-riversano in stato di bisogno comprovato da un reddito inferiore ad una certa soglia.

 

Per questo tipo di pensione l’importo ammonta intorno ai 460 euro al mese per 13 mensilità, ma solo se si è in possesso dei requisiti previsti dalla normativa. La somma, infine può essere integrata con la pensione di cittadinanza fino ad un massimo di 780 euro.

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Lavorare in Pensione conviene?

Lavorare in Pensione conviene?

Un pensionato non deve necessariamente rinunciare a lavorare. Infatti, dopo il pensionamento, una persona può svolgere attività lavorativa, ad eccezione dei Quota 100 e Quota 41.

Per chi usufruisce della Quota 100, non è possibile lavorare perché è presente un divieto di cumulare i redditi con la pensione con quelli di un’attività lavorativa. 

È escluso da questo provvedimento il lavoro autonomo occasionale purché si resti nei 5 mila euro l’anno.

Per la Quota 41, invece, è stabilito un limite per lavorare ma in questo caso solo fino all’ipotetico raggiungimento del requisito di accesso alla pensione anticipata, cioè a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. 

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Per tutti gli altri tipi di pensione è consentito svolgere attività lavorativa e nulla prevede la penalizzazione sull’importo dell’assegno pensionistico. 

 

Dal gennaio 2009 i redditi da lavoro sono del tutto cumulabili con le pensioni di vecchiaia, anticipate e di anzianità. Un sistema valido per tutte le prestazioni erogate con il sistema misto o retributivo, quindi per coloro che sono in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995

 

Dunque, tenendo conto dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione, possiamo affermare che pensioni di vecchiaia e anticipata sono cumulabili con i redditi da lavoro anche per il sistema contributivo. 

Lavorare in Pensione conviene

Cumulo dei redditi da lavoro e assegno ordinario di invalidità

In questo caso sono presenti delle limitazioni di tipo reddituale. Chi è titolare di un assegno ordinario di invalidità subisce delle decurtazioni sull’importo percepito laddove il reddito supera le seguenti soglie: 

  • In misura pari al 25% se il reddito supera di 4 volte il trattamento minimo Inps;
  • In misura pari al 50% se il reddito supera di 5 volte il trattamento minimo Inps.
 

Se, invece, l’importo dell’assegno ordinario di invalidità è superiore al trattamento minimo Inps, la porzione di assegno eccedente può subire una nuova decurtazione se l’anzianità contributiva è inferiore ai 40 anni. 

 

La trattenuta, infatti, è pari al 50% della quota eccedente il trattamento minimo nel caso di reddito da lavoro subordinato e viene decurtata direttamente sulla retribuzione da parte del datore di lavoro. Se è pari al 30% della quota e i redditi provengono da lavoro autonomo sarà effettuata direttamente dall’ente previdenziale tramite comunicazione dei redditi annui percepiti.

Pensione di inabilità e cumulo dei redditi da lavoro

In questo caso il problema del cumulo non si pone a norma di legge perché lo svolgimento di lavoro, sia autonomo che dipendente, è infatti incompatibile con la percezione della prestazione.

Pensione di reversibilità e cumulo dei redditi da lavoro

Anche per questo tipo di pensione è possibile svolgere attività lavorativa, ma solo in parte. Sono presenti dei vincoli reddituali che prevedono decurtazioni nel caso in cui il reddito del lavoro del superstite sia compreso tra 3 e 4 volte l’importo del trattamento minimo INPS; superi 4 volte il trattamento minimo INPS o superi 5 volte il trattamento minimo INPS.

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Come fare domanda di pensione?

Come fare domanda di pensione?

Per fare domanda di pensione, è necessario presentare la richiesta presso un ufficio dell’Inps o dell’ente previdenziale di appartenenza. La domanda può essere presentata online, tramite il sito dell’Inps, oppure tramite un patronato o un intermediario abilitato.

La procedura è semplice l’INPS ha messo a disposizione sul proprio sito proprio la sezione “Domanda di pensione”. Il pensionato dovrà solo compilare e seguire l’iter della propria domanda direttamente online. 

 

Per inoltrare correttamente la domanda di pensione è necessario inserire i dati facendo attenzione a non sbagliare, affinché l’istituto possa elaborare al meglio i dati. 

 

Spesso, infatti, succede che un piccolo errore possa comportare tempi lunghi o risultare con la dicitura “domanda pensione Inps giacente o domanda in elaborazione”.

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Quando si può fare richiesta della pensione?

Sicuramente questo è uno dei dubbi che affligge il pensionato e per questo motivo è bene tenere presente anche il criterio temporale. Quest’ultimo deve essere considerato in funzione del conseguimento dei requisiti che sono: 

  • Contributivi, in caso di domanda della pensione anticipata
  • Contributivi e anagrafici, in caso di domanda di pensione di vecchiaia 

Vediamo nel dettaglio quali sono i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata: nel primo caso il requisito anagrafico è di 67 anni, sia per i lavoratori del pubblico impiego che per i privati e gli autonomi. 

 

Il requisito contributivo è di 20 anni per tutte le categorie di lavoratori. In questo caso la domanda dovrà essere presentata tre mesi prima del conseguimento dei requisiti anagrafici. 

Come fare domanda di pensione Online

Per la pensione anticipata, che sarà presentata almeno un mese prima, invece non abbiamo un limite di età ma solo un requisito contributivo che è di 41 anni e 10 mesi per le donne, per gli uomini è di 42 anni e 10 mesi. 

 

Nel caso volessi fare richiesta di pensione di invalidità, leggi questo articolo oppure continua a leggere questo articolo.

Come fare richiesta di pensione di invalidità?

Per fare richiesta di pensione di invalidità, devi innanzitutto verificare di essere in possesso dei requisiti necessari. In generale, per avere diritto alla pensione di invalidità devi essere un cittadino italiano o comunitario, oppure uno straniero regolarmente soggiornante in Italia, e avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni.

Inoltre, devi essere in possesso di una certificazione di invalidità rilasciata dall’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) o dall’ASL (Azienda Sanitaria Locale) che attesti che sei inabile al lavoro a causa di una malattia, un infortunio o una disabilità.

Per fare richiesta di pensione di invalidità, devi presentare domanda all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) utilizzando il modello “SR163” o tramite il servizio online “Entratel” o “Fisconline”. Nella domanda devi fornire tutti i dati richiesti e allegare la certificazione di invalidità e tutta la documentazione che attesta il tuo diritto alla pensione.

 

L’INPS valuterà la tua domanda e, se riterrà che hai diritto alla pensione di invalidità, ti invierà una comunicazione di accoglimento e ti indicherà l’importo della pensione che percepirai. Se invece la tua domanda verrà respinta, potrai presentare ricorso entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione di diniego.

 

 

Se hai già la pensione di invalidità e stai cercando un prestito leggi il nostro articolo sui prestiti agevolati per invalidi civili.

Modalità e Documenti Necessari

Ci sono due modi per presentare la domanda di pensione Inps: online oppure tramite il CAF/patronato. 

In entrambi i casi ci si deve munire dei seguenti documenti: 

  • documenti di riconoscimento e del coniuge se coniugato/a;

  • tessera sanitaria;

  • codice fiscale;

  • autocertificazione dello stato civile e di famiglia;

  • certificato di cessazione attività, non sarà necessario se si svolge attività lavorativa autonoma;

  • sr163 con IBAN e il timbro dell’ufficio pagatore, banca o posta;

  • ulteriore documentazione che può variare a seconda dei casi soggettivi.

Se si vuole procedere in maniera autonoma è necessario possedere anche lo SPID (vedi come richiedere lo SPID) e il pin cittadino Inps, che può essere richiesto presso un qualsiasi ufficio Inps.

Tempi di Erogazione della pensione

I tempi purtroppo sono abbastanza lunghi, in media per le domande di pensione Inps per i lavoratori del settore privato ci vorranno circa tre mesi. Per i lavoratori del settore pubblico la media è di otto mesi. Nel momento in cui l’Inps accoglie la domanda di pensione è necessario controllare quando è stata accolta la prestazione, se accade prima del 7° del mese allora la somma sarà liquidata il mese successivo se, invece, avviene dopo si dovrà attendere un ulteriore mese. In ogni caso l’Istituto nazionale di previdenza sociale invia sia telematicamente che attraverso la posta il modello di liquidazione (TE08) in cui vengono riportati tutti i dati di calcolo e l’importo della pensione.

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Riforma delle Pensioni 2022 e 2023

Riforma delle Pensioni 2022 e 2023

Con la Manovra finanziaria del 2022 si sono registrati dei risvolti molto importanti soprattutto per quanto riguarda il tema sempre delicato delle pensioni. 

Le risorse stanziate sono quasi 14 miliardi di euro, a cui se ne aggiungono più di 23 in deficit, si tratta quindi di una manovra espansiva per ben 37 miliardi di euro. 

 

Al centro della questione ci sono state proroghe per misure importanti e l’addio, per ora, definitivo a Quota 100, apportando così delle differenze per molti lavoratori che vogliono accedere prima al pensionamento.

Le novità riguardano anche chi ha un reddito medio basso, si tratta di uno sgravio dello 0,8% dei contributi previdenziali valido per l’anno 2022 per i lavoratori dipendenti che hanno una retribuzione imponibile fino a 35 mila euro.

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RIFORMA DELLE PENSIONI 2022

Vediamo nel dettaglio tutte le novità della Manovra: come già detto dal 31 dicembre 2021 abbiamo salutato Quota 100 che permetteva di andare in pensione con almeno 62 anni e 38 di contributi. Al suo posto entra in vigore Quota 102 che permetterà di accedere alla pensione a 64 anni e 38 di contributi andando di fatto a modificare la Legge Fornero

 

Un provvedimento, per il momento, valido solo per il 2022, anche se il diritto maturato quell’anno potrà essere esercitato anche negli anni successivi. Secondo la relazione tecnica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, questo passaggio peserà 1,6 miliardi di euro in manovra e permetterà di accedere alla pensione anticipata a circa 60 mila lavoratori nei prossimi 4 anni. 

Riforma della legge sulle Pensioni

Resta invariata l’Opzione donna che permette alle lavoratrici di andare in pensione con 58 anni di età, per le autonome a 59 anni con 35 di contributi, in questo caso con l’assegno calcolato tramite il metodo contributivo. 

 

Prorogata fino al 2022 l’Ape sociale, misura che permette di andare in pensione anticipata a determinate categorie con 63 anni di età e 36 anni di contributi, 30 se disoccupati o invalidi con assegno di 1.500 euro lordi fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di anzianità. Requisiti che restano invariati, quindi: stato di disoccupazione per licenziamento, dimissioni per giusta causa, scadenza del rapporto di lavoro a tempo determinato; se il lavoratore assiste da almeno 6 mesi il coniuge o un parente convivente con handicap grave; riduzione della capacità lavorativa con riconoscimento dell’invalidità civile superiore o uguale al 74%. 

 

Leggi anche l’articolo sulle differenze tra sistema retributivo e contributivo.

 

Inoltre, si aggiungono nuove categorie lavorative: artigiani, agricoltori, conduttori di impianti e macchine per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali, operai di impianti per la trasformazione e la lavorazione a caldo dei metalli; insegnanti di scuola primaria e pre primaria. Magazzinieri, estetiste e servizi personali, sanitari e sociali e tecnici della salute. 

Sul tavolo si pensa ovviamente anche al futuro, molte le ipotesi in vista della riforma del sistema previdenziale dal 1° gennaio 2023 da parte del Governo e dei sindacati.

RIFORMA DELLE PENSIONI 2023

La riforma delle pensioni per il 2023 prevede alcune novità importanti. Innanzitutto, verrà introdotto un sistema di calcolo contributivo per tutte le categorie di lavoratori, inclusi i dipendenti pubblici. Inoltre, verrà stabilito un’età minima per andare in pensione, che sarà gradualmente aumentata nel corso degli anni.

Un’altra novità riguarda l’innalzamento delle soglie di reddito per accedere alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata. Inoltre, verranno introdotti incentivi per chi sceglie di continuare a lavorare oltre l’età pensionabile.


Infine, verrà introdotto un nuovo sistema di pensioni integrative, che permetterà ai lavoratori di accumulare risparmi supplementari per la loro vecchiaia.

Tutte queste misure sono volte a garantire una maggiore sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo e a promuovere l’allungamento della vita lavorativa dei cittadini.


Se vuoi approfondire il tema della riforma delle pensioni 2023, leggi questo articolo del Corriere della Sera che approfondisce il tema dell’Opzione Donna.

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Legge Fornero

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Con la Manovra finanziaria 2022 c’è stato il superamento della riforma delle pensioni Fornero, emanata nel 2011 dall’allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero. 

 

Con questa legge, il sistema pensionistico italiano era passato dall’essere retributivo ad essere contributivo tramite conversione del decreto Legge Decreto-legge del 06/12/2011 n. 201 in Legge del 22/12/2011 n. 214

Il sistema retributivo, sicuramente più comodo per i lavoratori, era diventato troppo pesante per le casse dello Stato perché calcolava la pensione in base alle ultime retribuzioni e senza tenere conto dei contributi versati negli anni. 

 

Quindi, da quel momento in poi si è deciso di mandare gli italiani in pensione col metodo contributivo, con l’obiettivo di far crescere la pensione in base ai contributi versati.

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I lavoratori che raggiungono il requisito per la pensione di vecchiaia, prevista a 67 anni anche per il biennio 2021-2022, possono smettere di lavorare e percepire una pensione la cui somma viene determinata sulla base dei contributi accumulati durante tutta la vita lavorativa.

 

Dunque, non è più possibile andare in pensione per anzianità con 40 anni di contributi a prescindere dall’età. Attualmente sono tre le modalità per calcolare la pensione: il sistema contributivo viene applicato a chi ha cominciato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996; i lavoratori con anzianità contributiva inferiore ai 18 anni al 31 dicembre 1995 vanno in pensione col sistema misto: anche i lavoratori con anzianità contributiva uguale o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995, vanno in pensione col sistema misto, quindi retributivo fino al 31 dicembre 2011 e contributivo dall’1 gennaio 2012. 

Legge Fornero sulle Pensioni

Inoltre, il 31 dicembre 2021 abbiamo detto addio a Quota 100, per cui non si potrà più andare in pensione con un’età anagrafica di 62 anni e 38 anni d’anzianità contributiva. Si passa a Quota 102 che permette di accedere alla pensione a 64 anni con 38 di contributi. Confermata e prorogata anche per il 2022 l’Ape sociale e l’Opzione donna.

 

Leggi anche il nostro articolo sui sistemi pensionistici retributivo, contributivo e misto e scopri le differenze.

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Sistema Contributivo, Retributivo e Misto

Sistema Contributivo, Retributivo e Misto

Con la Riforma Fornero è stata introdotta una novità per calcolare la pensione e che va oltre il requisito dell’età, stiamo parlando del metodo contributivo. 

Vediamo i due metodi: 

  • Con quello retributivo l’importo della pensione viene calcolato sulla media dei redditi degli ultimi dieci anni di lavoro per i dipendenti, mentre per i lavoratori autonomi si tiene conto degli ultimi quindici anni, nella misura del 2% di questa media per ogni anno di contributi. 
  • Con il metodo contributivo, invece, la somma della pensione viene calcolata sui contributi versati nel corso di tutta la vita lavorativa. L’ammontare di questi contributi viene valutato in base all’indice Istat delle variazioni quinquennali del Pil e moltiplicato per il coefficiente di trasformazione e variabile a seconda dell’età del lavoratore.

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LISTA DELLE TIPOLIGIE DI PRESTITI DI POSTE ITALIANE

Dal 1° gennaio 2012 il metodo contributivo è diventato l’unico sistema per calcolare le pensioni, mentre il metodo retributivo è rimasto solo per le persone che erano già andate in pensione prima di quella data.  

 

Scopri di più sulla legge Fornero e sul sistema pensionistico contributivo.

 

Adesso veniamo alla pensione per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 che dovrà essere calcolata con il sistema misto, cioè una parte sarà retributiva e l’altra contributiva.

Pensioni e Sistema Contributivo

In genere l’importo di una pensione deve tenere conto di molteplici aspetti e variabili ma in linea generale possiamo dire che i principali fattori che determinano la pensione sono:

 

  • Il totale degli anni di contributi
  • Gli anni di contributi antecedenti il 1996
  • Gli anni di contributi successivi al 1996
  • Le retribuzioni percepite durante tutta la vita lavorativa
  • E infine l’età di uscita dal lavoro.
 

Dunque, oggi con 38 anni di contributi possono uscire dal mondo del lavoro solo le persone che hanno cominciato a lavorare prima del 1996, per gli altri si deve tenere conto del sistema misto.

 

Il calcolo della prestazione quindi è con il sistema retributivo per i contributi percepiti prima del 1996 e con il sistema contributivo per gli anni successivi. C’è un vantaggio per chi ha una carriera pari o più lunga di 18 anni di versamenti prima del 1996, infatti, in questo caso il diritto al calcolo retributivo vale fino al 31 dicembre 2011, mentre per i successivi anni si passa al calcolo contributivo.

 

Se stai cercando forme di finanziamento agevolate per pensionati, visita la pagina sui migliori prestiti per pensionati INPS e ex INPDAP.

Sistema Retributivo

Il sistema pensionistico retributivo è un tipo di sistema pensionistico che prevede che la pensione di una persona sia basata sulla retribuzione percepita durante la vita lavorativa. In altre parole, quanto più alta è la retribuzione percepita durante la vita lavorativa, maggiore sarà la pensione che verrà corrisposta al momento del pensionamento.

 

 

In un sistema pensionistico retributivo, la pensione viene calcolata in base a una formula che tiene conto della retribuzione percepita, dell’età del lavoratore al momento del pensionamento e della durata dei contributi versati al sistema pensionistico. In generale, per ottenere una pensione più alta è necessario lavorare per un periodo più lungo e percepire retribuzioni più alte.

 

 

Il sistema pensionistico retributivo è uno dei diversi tipi di sistemi pensionistici utilizzati in diverse parti del mondo. Altri tipi di sistemi pensionistici includono il sistema contributivo, in cui la pensione è basata sui contributi versati al sistema pensionistico, e il sistema misto, che combina elementi sia del sistema retributivo che del sistema contributivo.

Sistema Contributivo

Il sistema pensionistico contributivo è un tipo di sistema pensionistico in cui la pensione di una persona è basata sui contributi versati al sistema pensionistico durante la vita lavorativa. In altre parole, quanto più alti sono i contributi versati al sistema pensionistico, maggiore sarà la pensione che verrà corrisposta al momento del pensionamento.

 

 

In un sistema pensionistico contributivo, la pensione viene calcolata in base a una formula che tiene conto dei contributi versati, dell’età del lavoratore al momento del pensionamento e della durata dei contributi versati al sistema pensionistico. In generale, per ottenere una pensione più alta è necessario lavorare per un periodo più lungo e versare contributi più alti al sistema pensionistico.

 

 

Il sistema pensionistico contributivo è uno dei diversi tipi di sistemi pensionistici utilizzati in diverse parti del mondo. Altri tipi di sistemi pensionistici includono il sistema retributivo, in cui la pensione è basata sulla retribuzione percepita durante la vita lavorativa, e il sistema misto, che combina elementi sia del sistema contributivo che del sistema retributivo.

SISTEMA MISTO

Il sistema pensionistico misto è un tipo di sistema pensionistico che combina elementi sia del sistema pensionistico contributivo che del sistema pensionistico retributivo. In altre parole, la pensione di una persona è basata sia sui contributi versati al sistema pensionistico durante la vita lavorativa, sia sulla retribuzione percepita durante la vita lavorativa.

 

 

In un sistema pensionistico misto, la pensione viene calcolata utilizzando una formula che tiene conto sia dei contributi versati al sistema pensionistico che della retribuzione percepita durante la vita lavorativa. In generale, per ottenere una pensione più alta è necessario lavorare per un periodo più lungo, versare contributi più alti al sistema pensionistico e percepire retribuzioni più alte durante la vita lavorativa.

 

 

Il sistema pensionistico misto è uno dei diversi tipi di sistemi pensionistici utilizzati in diverse parti del mondo. Altri tipi di sistemi pensionistici includono il sistema contributivo, in cui la pensione è basata esclusivamente sui contributi versati al sistema pensionistico, e il sistema retributivo, in cui la pensione è basata esclusivamente sulla retribuzione percepita durante la vita lavorativa.

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cessione del quinto

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Calcolo della Pensione Online

Calcolo della Pensione Online

Per il calcolo della pensione online, esistono molti software, uno dei più famosi è quello del Il Sole 24 ore.

Per calcolare la pensione bisogna seguire il criterio dell’anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995. 

Nel dettaglio:

  • La pensione viene calcolata con il sistema di calcolo contributivo per i lavoratori che non hanno l’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 
  • La pensione viene calcolata con il sistema retributivo e misto, cioè una quota con il sistema retributivo e l’altra parte con il sistema contributivo, per i lavoratori con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. 

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Ma dal primo gennaio 2012 per tutti i dipendenti e lavoratori viene applicato il sistema di calcolo contributivo sulla quota di pensione che corrisponde all’anzianità contributive maturate a partire proprio da questa data.

calcolo contributivo della pensione

Questo sistema viene adottato per i lavoratori che sono sprovvisti di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996 e che conseguono la liquidazione della pensione con il calcolo contributivo. 

 

Questo metodo contributivo viene determinato esclusivamente in funzione dei contributi versati nell’arco dell’intera vita lavorativa. 

 

Nel calcolo contributivo il lavoratore accumula una percentuale della retribuzione annua pensionabile percepita. 

 

Leggi anche il nostro articolo sulle differenze tra sistema contributivo, retributivo e misto.

Calcolo della Pensione Online

In questo caso è necessario che il lavoratore abbia accumulato anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995 e può far valere un’anzianità di almeno 15 anni, di cui cinque successivi al 1995. 

 

Al contrario il lavoratore che non ha maturato anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni non potrà usufruire di questo sistema. 

Dunque per il calcolo della pensione occorre: 

 

  • Individuare la retribuzione annua del lavoratore o i redditi conseguiti da quelli autonomi o parasubordinati
  • Calcolare i contributi di ogni anno sulla base dell’aliquota di computo, cioè il 33% per i dipendenti. Quella vigente anno per anno per gli autonomi e per gli iscritti alla Gestione Separata che varia anche a seconda della situazione del contribuente
  • Determinare il montante individuale che si ottiene sommando i contributi di ogni anno rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media quinquennale del PIL e determinata dall’ISTAT. 
  • Infine, applicare al montante contributivo il coefficiente di trasformazione al momento della pensione.

Calcolo retributivo della pensione

Il metodo retributivo, invece, eroga la prestazione sulla base delle ultime retribuzioni percepite. 

 

Si applica alle anzianità contributive maturate fino al 31 dicembre 2001 per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. 

 

Sono fondamentali tre elementi: 

  • l’anzianità contributiva, data dal totale dei contributi fino a un massimo di 40 anni, che il lavoratore può far valere al momento del pensionamento 
  • la retribuzione/reddito pensionabile, data dalla media delle retribuzioni o dai redditi percepiti negli ultimi anni di attività lavorativa
  • l’aliquota di rendimento, pari al 2% annuo della retribuzione/reddito percepiti entro determinati limiti. Questo vuol dire che se la retribuzione pensionabile non supera questo limite, con 35 anni di anzianità contributiva la pensione sarà pari al 70% della retribuzione, con 40 anni invece sarà pari all’80%.

Con questo metodo il trattamento pensionistico si basa sulla Quota A e la Quota B: 

  • la Quota A si basa sulla media degli ultimi cinque anni delle retribuzioni percepite. Se si parla di lavoratori autonomi allora si basa sugli ultimi dieci anni e dell’ultimo anno se invece si tratta di un lavoratore del pubblico impiego. 
  • La Quota B si basa su una media degli ultimi dieci anni di retribuzioni utili percepite dal lavoratore, sia privato che pubblico. Per i lavoratori autonomi si basa sugli ultimi quindici anni, mentre se il lavoratore possiede meno di quindici anni di contributi al 31 dicembre 1992 la media per determinare la Quota B ricomprende l’intero periodo lavorato successivo al 31 dicembre 1992 fino al pensionamento effettivo più gli ultimi cinque anni prima del 1993, dieci anni invece per i lavoratori autonomi. Per i lavoratori del pubblico impiego con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992 il periodo di riferimento va dal ‘93 alla decorrenza della pensione. 
 
 

Se parliamo di montante contributivo stiamo facendo riferimento all’importo totale dei contributi versati durante la propria vita lavorativa, rivalutati fino al momento della liquidazione della pensione. È un parametro necessario nel calcolo delle pensioni che rientrano nel sistema contributivo perché rappresenta il capitale che il lavoratore ha accumulato negli anni. 

COSA SONO QUOTA "A" E QUOTA "B"

La “quota A” e la “quota B” sono due componenti del sistema di calcolo della pensione previsto dalla legge Fornero.

La “quota A” è una componente della pensione che dipende dal numero di anni di contributi versati al sistema pensionistico. Più anni di contributi un lavoratore ha versato, più alta sarà la sua quota A.

 

La “quota B“, invece, dipende dall’età del lavoratore al momento del pensionamento. Più il lavoratore è giovane al momento del pensionamento, più bassa sarà la sua quota B.

 

Il valore della pensione viene calcolato come somma della quota A e della quota B. Ad esempio, se un lavoratore ha versato molti anni di contributi al sistema pensionistico, ma va in pensione a un’età relativamente giovane, la sua pensione sarà composta principalmente dalla quota A, mentre la quota B sarà relativamente bassa. Viceversa, se un lavoratore ha versato meno anni di contributi, ma va in pensione a un’età più avanzata, la sua pensione sarà composta principalmente dalla quota B, mentre la quota A sarà relativamente bassa.

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cessione del quinto

Esempio di prestito con cessione del quinto erogato ad un ex dipendente statale nato il 01/02/1954: importo erogato 28474,47€ da rimborsare in 120 rate mensili da 300,00€ – TAN fisso 4,84% – TAEG fisso 4,97% – importo totale dovuto dal consumatore di 36.000,00€ spese assicurative comprese nella rata, tasso fisso rata costante , bollo 16 euro.

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Come richiedere lo SPID

Come richiedere lo SPID

cos'è lo spid?

SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) è un sistema di autenticazione che consente agli utenti di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati accreditati utilizzando un’unica identità digitale. 

 

In pratica, lo SPID è una sorta di “username” e “password” univoci che ti permettono di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e di molti altri enti e aziende. Per ottenere lo SPID, devi richiedere uno dei certificati rilasciati da uno degli Identity Provider (IdP) accreditati dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale). 

 

Dopo aver ottenuto lo SPID, puoi utilizzarlo per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati accreditati in modo semplice e sicuro.

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COME SI OTTIENE LO SPID?

Per ottenere lo SPID, devi seguire questi semplici passi:

  • Scegli uno dei Identity Provider (IdP) accreditati dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) e verifica se soddisfi i requisiti per ottenere lo SPID. I requisiti possono variare leggermente a seconda dell’IdP scelto, ma in genere devi essere un cittadino italiano o residente in Italia, avere un documento d’identità valido e un indirizzo email;
  • Accedi al sito web dell’IdP scelto e seleziona l’opzione per ottenere lo SPID. Segui le istruzioni per compilare il modulo di richiesta e inviarlo online;

  • Fornisci la documentazione richiesta e completa il processo di verifica dell’identità. In genere, questo può essere fatto presentando un documento d’identità valido presso un ufficio postale o inviando la copia del documento tramite email o fax;

  • Una volta che il tuo IdP ha verificato la tua identità, ti verrà assegnato lo SPID e ti verranno fornite le istruzioni per attivarlo;

  • Attiva lo SPID seguendo le istruzioni fornite dal tuo IdP e utilizzalo per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati accreditati.

  •  
Come richiedere lo SPID

Qui sotto puoi trovare la lista degli Identity Provider IdP accreditati per il rilascio dello SPID:

lista idp per lo spid

Se stai richiedendo lo SPID per ottenere un prestito INPS, leggi anche il nostro articolo sui prestiti agevolati INPS per avere una panoramica completa delle possibile scelte.

Come richiedere lo SPID con Poste Italiane

Tra i vari provider abilitati è presente anche quello di Poste Italiane con il servizio PosteID abilitato SPID che permette di effettuare l’identificazione sia online che in un ufficio postale.

 

Identificazione online:

Se si vuole evitare la coda alle poste si può attivare il servizio anche effettuando una procedura online che consente di identificarsi tramite diversi metodi:

  • Sms, su un cellulare certificato associato ad un prodotto BancoPosta o Postepay;
  • Carta d’identità elettronica con Pin;
  • Carta Nazionale dei Servizi attiva con Pin;
  • Firma digitale.
 

Un altro modo che si può scegliere per identificarsi è con l’App PosteID al costo di 10 euro tramite passaporto elettronico, carta d’identità elettronica senza pin oppure con il bonifico da un conto corrente italiano a te intestato. Il pagamento può essere effettuato esclusivamente online utilizzando una carta di pagamento dei circuiti Postepay, VISA, Mastercard.

Richiedere lo spid direttamente in ufficio postale

Anche presso un ufficio postale è possibile richiedere l’identificazione ma per velocizzare la procedura, è consigliabile registrarsi sul sito di posteid.poste.it. Poi si deve necessariamente prendere appuntamento in ufficio postale con la funzione “Prenota ticket” oppure tramite il numero WhatsApp 3715003715, avviando una chat con un operatore virtuale. Il costo del servizio presso l’ufficio postale è pari a 12 euro iva inclusa.

 

i prezzi e i servizi indicati sono soggetti a variazioni. Ti consigliamo sempre di visitare il sito ufficiale di Poste Italiane per maggiori informazioni.

RICHIEDERE LO SPID IN TABACCHERIA

Per richiedere lo SPID in tabaccheria, devi seguire questi 6 passi:

  • Trova una tabaccheria che offre il servizio di rilascio dello SPID. Molte tabaccherie aderiscono al servizio di rilascio dello SPID, ma non tutte;
  • Verifica di avere con te i documenti necessari. Per richiedere lo SPID, avrai bisogno di un documento d’identità valido e di un codice fiscale;
  • Recati in tabaccheria e chiedi di richiedere lo SPID. L’operatore ti fornirà un modulo da compilare con i tuoi dati personali e ti chiederà di presentare i documenti necessari;
  • Scegli il gestore dell’identità digitale. Ci sono diverse opzioni disponibili, quindi scegli quella che ritieni più adatta alle tue esigenze;
  • Paga la tassa di emissione dello SPID. Il costo per l’emissione dello SPID varia a seconda del gestore scelto, ma solitamente è di circa € 10;
  • Aspetta che arrivi il tuo SPID via posta. Dopo aver completato la procedura in tabaccheria, riceverai lo SPID via posta all’indirizzo indicato nel modulo di richiesta. Ci vorrà qualche giorno per riceverlo.
 

Una volta ricevuto lo SPID, dovrai attivarlo online seguendo le istruzioni del gestore scelto. Una volta attivato, potrai utilizzare lo SPID per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e di altri enti che lo supportano.

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cessione del quinto

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Cessione del Quinto INPS

Cessione del Quinto INPS

La cessione del quinto INPS è una forma di prestito personale destinata ai lavoratori dipendenti pubblici o privati e ai pensionati che hanno bisogno di ottenere un finanziamento.

Con la cessione del quinto, il prestito viene rimborsato mediante trattenute mensili sulla busta paga o sulla pensione, fino a un massimo del 20% del reddito mensile

La rata viene quindi detratta direttamente dallo stipendio o dalla pensione, e il debitore non ha bisogno di presentare garanzie aggiuntive.

La cessione del quinto è gestita dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) in Italia.

Vedi l’ultimo aggiornamento dei tassi di interesse per questo tipo di finanziamento.

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Il prestito con la formula della cessione del quinto della pensione è rivolto sia ai pensionati del settore privato che a quelli del settore pubblico precedentemente iscritti all’INPDAP.

 

Successivamente, con l’integrazione dei due enti di previdenza, è toccato all’INPS occuparsi dell’erogazione delle pensioni e quindi anche dei prestiti per i pensionati pubblici. 

 

Quando parliamo di cessione del quinto della pensione, facciamo riferimento a un tipo di finanziamento personale versatile e molto richiesto perché permette di avere la somma desiderata in breve tempo, facile da gestire e per cui non sarà necessario motivare la richiesta del prestito.

 

Vedi anche il regolamento dei prestiti INPS.

Cessione del quinto INPS

come funziona la cessione del quinto della pensione?

Si tratta della cessione di massimo un quinto della pensione, con una rata che resta fissa e invariata nel tempo, fino a dieci anni per restituire il debito. 

Il prestito con cessione del quinto INPS è richiedibile, come abbiamo già detto, sia dai pensionati del settore privato che da quelli del settore pubblico ex INPDAP.

 

Per farne richiesta bastano pochi passi: innanzitutto rivolgersi ad una banca o una finanziaria di fiducia a cui indicare l’importo di cui si ha bisogno, si arriva fino a 75 mila euro, munirsi di un documento d’identità valido e con il cedolino della pensione. 

Da quest’ultimo passaggio risulterà l’importo massimo della rata che può essere sottratto dalla pensione mensile, ottenendo così il finanziamento con un tasso d’interesse vantaggioso e che resterà fisso nel tempo. 

 

Il rimborso sarà automatico perché spetta all’INPS trattenere la quota della pensione ceduta e ad occuparsi del pagamento della rata mensile all’istituto di credito o alla agenzia finanziaria. In questo modo, anche i pensionati INPS ed ex INPDAP che in passato risultavano come cattivi pagatori, possono richiedere un prestito utilizzando la formula con la cessione del quinto della pensione. 

 

Calcolarne l’importo è facile, basta dividere la pensione o lo stipendio netto per cinque. La somma ottenuta rappresenta l’importo che viene trattenuto a fine mese: Questo tipo di finanziamento risulta essere maggiormente sostenibile, in modo da affrontare tranquillamente le altre spese quotidiane. 

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cessione del quinto

Esempio di prestito con cessione del quinto erogato ad un ex dipendente statale nato il 01/02/1954: importo erogato 28474,47€ da rimborsare in 120 rate mensili da 300,00€ – TAN fisso 4,84% – TAEG fisso 4,97% – importo totale dovuto dal consumatore di 36.000,00€ spese assicurative comprese nella rata, tasso fisso rata costante , bollo 16 euro.

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