Pensioni in Europa

Pensioni in Europa

Parlando di pensioni viene spontaneo chiedersi come se la passano i cittadini delle altre nazioni, quando vanno in pensione e quali sono i requisiti necessari da soddisfare prima di abbandonare il mondo del lavoro?

Possiamo affermare che i cittadini italiani sono sicuramente quelli che vanno in pensione più tardi rispetto agli altri paesi europei. L’Italia, infatti, ha l’età di accesso più alta con 66 anni e 7 mesi per i lavoratori del settore pubblico e privato e 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici

La media negli altri Paesi Ue si aggira intorno ai 64 anni e 4 mesi, per le donne 63 anni e 4 mesi, quindi due anni prima rispetto agli italiani. 

Un dato, quest’ultimo, destinato a crescere poiché i requisiti anagrafici per lasciare il lavoro in Italia sono ancorati all’aspettativa di vita e che spesso vengono controllati e aggiornati.

 

Dunque, l’Italia fa registrare il requisito più alto d’Europa, ma è secondo solo alla Grecia che permette ai cittadini di accedere all’assegno pensionistico solo a 67 anni. 

Pensioni in europa

 Tuttavia, però, sono presenti anche numerose deroghe in vigore che permetto ai Greci di scendere anche alla soglia di 55 anni per gli uomini e 50 per le donne.

Vedi anche la guida ufficiale sulle pensioni in UE.

Differenze tra le pensioni in Europa

Sessantacinque anni è l’età media nella maggior parte dei Paesi europei per poter abbandonare definitivamente il mondo del lavoro. Belgio, Croazia, dove però per le donne è previsto il pensionamento a 62 anni e nove mesi, Cipro, Lussemburgo, Ungheria, Slovenia, Austria e Polonia, per questi ultimi due le donne vanno in pensione a 60 anni, e Romania dove le donne lasciano la propria attività lavorativa a 61 e nove mesi. 

 

Anche in Germania si va in pensione a 65 anni e nove mesi, per Spagna e Irlanda se ne parla a 66 anni, in Francia a 66 anni e sette mesi e in Bulgaria a 66 anni e nove mesi.

 

Il primato per il Paese in cui si va in pensione prima di tutti, invece, spetta a Malta dove a 63 anni si può accedere al pensionamento, ci sono poi la Repubblica ceca con 63 anni e dieci mesi, la Lettonia con 64 anni e la Lituania con 64 anni e due mesi. 

 

Sistema diverso solo in Finlandia e Svezia dove il requisito anagrafico è più flessibile, ciò vuol dire che una persona può richiedere la pensione entro una fascia d’età che va per la Svezia dai 62 ai 68 anni e per la Finlandia dai 63 anni e nove mesi fino ai 68 anni.

 

Uno dei pochi vantaggi di essere un pensionato in Italia è dato dal fatto che esistono delle agevolazioni sui prestiti, come la cessione del quinto per i pensionati, che garantiscono dei tassi agevolati grazie alle convezioni con l’INPS.

Tabelle delle età di pensionamento in UE e nel Mondo

Pensioni in Italia

UominiDonne
Dipendenti Pubblici66.766.7
Dipendenti Privati66.765.7

Pensioni in Europa

PaeseUominiDonne
Austria65.060.0
Belgio65.065.0
Bulgaria65.063.0
Cipro65.065.0
Croazia65.061.0
Danimarca65.065.0
Estonia63.063.0
Finlandia63.063.0
Francia62.062.0
Germania65.465.4
Grecia67.067.0
Irlanda66.066.0
Lettonia62.962.9
Lituania63.461.8
Lussemburgo65.065.0
Malta62.062.0
Olanda65.365.3
Polonia65.760.7
Portogallo65.065.0
Regno Unito65.062.4
Repubblica Ceca63.062.0
Romania65.059.1
Slovacchia62.062.0
Slovenia65.065.0
Spagna65.365.3
Svezia61.061.0
Ungheria63.063.0
Media UE[1]64.463.4
PAESI EUROPEI NON UE
PaeseUominiDonne
Islanda65.065.0
Liechtenstein64.064.0
Norvegia62.062.0
Svizzera65.064.0
Media Europea64.463.4

Pensioni nel resto del Mondo

PaeseUominiDonne
Australia65.065.0
Canada65.065.0
Cile65.060.0
Israele67.062.0
Giappone65.065.0
Korea65.065.0
Messico65.065.0
Nuova Zelanda65.065.0
Turchia60.058.0
Stati Uniti65.065.0
PaeseUominiDonne
Argentina65.060.0
Brasile65.060.0
Cina60.060.0
India58.058.0
Russia60.055.0
Arabia Saudita60.055.0
Sud Africa60.060.0

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cessione del quinto

Esempio di prestito con cessione del quinto erogato ad un ex dipendente statale nato il 01/02/1954: importo erogato 28474,47€ da rimborsare in 120 rate mensili da 300,00€ – TAN fisso 4,84% – TAEG fisso 4,97% – importo totale dovuto dal consumatore di 36.000,00€ spese assicurative comprese nella rata, tasso fisso rata costante , bollo 16 euro.

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Pensioni INPS ex INPDAP per Forze Armate, Polizia e Carabinieri

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Nuove disposizioni per andare in pensione che riguardano Esercito, Carabinieri e Polizia

Con la Riforma Fornero, che ha ridefinito i requisiti anagrafici per accedere al pensionamento, cambiano le regole anche per militari e forze armate.  

Per Forze Armate e Forze di Polizia ad ordinamento militare e civile, dal 1° gennaio 2021, il personale può smettere anticipatamente il servizio permanente. 

Vediamo quali requisiti è necessario avere per andare in pensione: 

  • anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 58 anni;
  • anzianità contributiva pari a 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica;
  • massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80% conseguita entro il 31 dicembre 2011, con un’età anagrafica di almeno 54 anni.
PIP Pensioni per le forze armate esercito militari

Regole per il pensionamento delle Forze Armate e Vigili del Fuoco

Nel caso in cui a 65 anni non sia stato maturato il requisito minimo contributivo previsto per la pensione di anzianità, dal 1° gennaio 2021 il requisito anagrafico non deve essere incrementato rispetto a quello previsto per il 2019/2020. 

 

Così facendo, il diritto alla corresponsione del trattamento pensionistico si potrà acquisire dopo 12 mesi, si tratta della “finestra mobile”

 

Lo stesso sistema vale anche per gli Ufficiali che chiedono di cessare dal servizio dopo il collocamento in aspettativa per riduzione di quadri.

Per i poliziotti il collocamento a riposo d’ufficio dal 1° gennaio 2013 continua ad avvenire in corrispondenza dell’età massima per la permanenza in servizio, così come previsto dagli ordinamenti. Dell’incremento previsto per l’adeguamento alla speranza di vita non si terrà conto per i dipendenti che hanno maturato i requisiti stabiliti per accedere alla pensione di anzianità e che hanno un’età pari a:

  • 65 anni, per dirigenti generali;
  • 63 anni, per dirigenti superiori;
  • 60 anni, se di qualifica inferiore.

 
Nel caso in cui, invece, il dipendente raggiunge il limite di età previsto in relazione alla qualifica o al grado di appartenenza dal 2013 e non ha già maturato i requisiti previsti per la pensione di anzianità, il requisito anagrafico previsto deve essere incrementato di 3 mesi.

In ogni caso, 20 anni di anzianità contributiva è il requisito minimo per il diritto alla pensione di vecchiaia.

 

Invece, in mancanza dei requisiti previsti per la pensione di anzianità il dipendente dovrà prolungare il servizio fino alla maturazione di uno dei requisiti previsti tra pensione di anzianità più la finestra mobile o i limiti ordinamentali più tre mesi e la finestra mobile. Ovviamente, una volta raggiunto uno dei due requisiti utile il lavoratore sarà messo a riposo per poter accedere alla pensione di vecchiaia. 

 

Polizia, Carabinieri, Esercito e Vigili del Fuoco, per accedere alla pensione dovranno inviare le dimissioni da parte dell’ufficio di competenza e una volta ottenuta l’autorizzazione dovranno inoltrare la domanda direttamente all’Inps.

 

Scopri i prestiti convenzionati INPS per dipendenti pubblici.

Regole per il pensionamento delle Forze di Polizia

Per i dipendenti della Polizia di Stato che vogliono accedere alla pensione di anzianità è necessario avere i seguenti requisiti: 

  • 57 anni e 3 mesi di età e 35 anni di anzianità contributiva 
  • 40 anni e 3 mesi di anzianità contributiva utile 
  • 53 anni e 3 mesi di età e la massima anzianità contributiva prevista dall’ordinamento di appartenenza 

 

La legge prevede che la quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive maturate dal 1° gennaio 2012 sia calcolato con il sistema contributivo.


Leggi maggiori informazioni sul sito ufficiale del Nuovo Sindacato Polizia.

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Pensione Lavori Usuranti

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Operai in pensione a 63 anni con 30 anni di contributi grazie alla formula dell’Ape sociale, abbreviazione di anticipo pensionistico.

Un emendamento alla legge di Bilancio, infatti, prevede la riduzione da 36 a 30 anni di contributi richiesto per queste categorie di lavoratori che potranno richiedere la pensione a 63 anni con la formula dell’Ape sociale.

 

Dunque, parliamo di un’opportunità per accedere alla pensione anticipata con requisiti agevolati previsti sia per lavoratori pubblici e privati che svolgono attività lavorative definite usuranti.

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Lavori usuranti normattiva

Parliamo di tutti quei lavoratori che sono impegnati in attività usuranti, notturni a turni o per l’intero anno. 

 

Agli addetti alla “linea catena” e ai conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo, con capienza complessiva non inferiore a nove posti.

 

Se vuoi capire nel dettaglio cosa dice la normativa in merito ai lavori usuranti, ti consigliamo di leggere questo articolo di pensionelavoro.it.

Pensioni per lavori usuranti

Lista dei Lavori Usuranti

Per attività lavorative usuranti si intendono:

 

  • lavori in galleria, cava o miniera, mansioni svolte in sotterraneo;
  • lavori nelle cave, mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
  • lavori nelle gallerie, mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento;
  • lavori in cassoni ad aria compressa;
  • lavori svolti dai palombari;
  • lavori ad alte temperature, tutte quelle attività che espongono ad alte temperature;
  • lavorazione del vetro cavo, mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
  • lavori espletati in spazi ristretti e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte all’interno di spazi ristetti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
  • lavori di asportazione dell’amianto.
 
L’elenco completo è visualizzabile nel decreto del 5 Febbraio 2018 e viene aggiornato di anno in anno.

Pensione Lavori Usuranti

In Italia, i lavoratori che svolgono questo tipo di lavoro hanno diritto a particolari trattamenti pensionistici, che mirano a compensare gli sforzi e le fatiche sostenute durante la vita lavorativa.

 

In particolare, i lavoratori che svolgono lavori usuranti hanno diritto a una pensione anticipata rispetto ai lavoratori che svolgono lavori non usuranti. Per ottenere questa pensione anticipata, è necessario che il lavoratore abbia maturato almeno 20 anni di contributi versati all’INPS e che sia in possesso di un’apposita certificazione rilasciata dall’ASL (Azienda Sanitaria Locale) che attesti l’effettivo svolgimento di un lavoro usurante.

 

 

Inoltre, i lavoratori che svolgono lavori usuranti hanno diritto a una maggiorazione dell’assegno pensionistico, che viene calcolata in base alla durata del lavoro usurante svolto. Questa maggiorazione viene applicata anche nel caso in cui il lavoratore non abbia maturato i requisiti per ottenere la pensione anticipata.

 

Inoltre, i lavoratori che svolgono lavori usuranti hanno diritto ad alcune tutele specifiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro, al fine di prevenire gli infortuni e le patologie professionali che possono derivare dallo svolgimento di questo tipo di lavoro.

 

Dal 1° gennaio 2017, ai trattamenti pensionistici da liquidare per i lavoratori che svolgono mansioni definite usuranti, non si applicano le “finestre mobili”, cioè il differimento della decorrenza del trattamento pensionistico di 12 mesi per i lavoratori dipendenti o 18 mesi per gli autonomi. 

 

Per fare la richiesta della pensione anticipata con i requisiti agevolati è necessario aver svolto per almeno sette anni l’attività usurante negli ultimi dieci anni di lavoro o per almeno una metà della vita lavorativa.

 

A questi non si applicano gli adeguamenti alla speranza di vita previsti per gli anni 2019, 2021, 2023 e 2025.

 

La domanda deve essere presentata entro il 1º marzo 2017, qualora i requisiti agevolati siano maturati nel corso del 2017 oppure entro il 1º maggio dell’anno precedente a quello di maturazione dei requisiti agevolati, qualora tali requisiti siano maturati a decorrere dal 1º gennaio 2018.

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PIP Pensioni Integrative

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Quando parliamo di pensione integrativa stiamo facendo riferimento a una forma di risparmio pensionistico che si aggiunge alla pensione di base e che costituisce il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano. Con questa modalità pensionistica è possibile andare a riposo anche prima di aver raggiunto l’età pensionabile prevista dalla legge.

Il regime pensionistico italiano funziona secondo il sistema di ripartizione, ovvero: le attuali pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi, le cui pensioni saranno poi pagate a loro volta dai giovani che entreranno a far parte del mondo del lavoro. 

Negli anni, però, con l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite è diminuito anche il numero dei lavoratori attivi e questo ha creato un serio deficit per le casse dello Stato.

Motivo per cui si è dovuto rivedere il sistema delle pensioni per contenere le spese. 

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Le riforme introdotte dagli anni ’90 in poi, hanno avuto come obiettivo quello di ridurre l’importo delle pensioni future.

 

Il metodo retributivo di calcolo della pensione viene, quindi, sostituito dal sistema contributivo.

 

 

Dunque, se prima la pensione veniva calcolata in misura percentuale in rapporto alla retribuzione media ricevuta negli ultimi anni di lavoro, ora la pensione viene determinata in funzione ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa. 

 

Se vuoi approfondire questo tema, leggi anche il nostro articolo sulle differenze tra sistema contributivo, retributivo e misto.

PIP Pensioni integrative

Come funziona la pensione integrativa

I fondi pensione della previdenza integrativa lavorano nei mercati finanziari utilizzando il meccanismo della capitalizzazione. I contributi vengono versati ed investiti seguendo una linea di gestione scelta dal lavoratore e che può essere obbligazionaria, azionaria, mista o garantita.  Nel momento in cui si accede alla pensione, il capitale accumulato sarà liquidato sotto forma di pensione integrativa di rendita e/o capitale.

 

Vedi le novità introdotte dall’ultima riforma delle pensioni.

Il fondo pensione, come funziona il PIP

Il fondo pensione è uno strumento che permette di investire e costruire la propria pensione, uno di questi è il Piano Individuale Pensionistico (PIP).

L’adesione al PIP permette di destinare parte dei risparmi per integrare la pensione di base e ricevere una pensione complementare, anche reversibile. Consente l’agevolazione di uscire dal mondo del lavoro e, inoltre, permette di affrontare difficoltà personali o lavorative.

 

Il Piano Individuale Pensionistico è rivolto a coloro che vogliono costruirsi una pensione integrativa e possono iscriversi anche i familiari fisicamente a carico se il PIP lo prevede. Per iscriversi ci si può recare presso la sede dell’impresa di assicurazione che ha istituito il PIP oppure online.

Agevolazioni fiscali

Lo Stato riconosce anche delle agevolazioni fiscali, vediamo quali sono:

 

  • i contributi versati al PIP sono deducibili dal reddito IRPEF fino a 5.164,57 euro l’anno;
  • i rendimenti della gestione finanziaria sono tassati con un’aliquota massima del 20% anziché del 26%;
  • la pensione complementare e il capitale sono tassati con un’aliquota che varia tra il 15% e il 9% in base agli anni di partecipazione al PIP;
  • infine, i riscatti della posizione individuale per far fronte a spese impreviste personali sono tassati con un’aliquota che varia tra il 15% al 9% in base al numero di anni di partecipazione. Solo per alcune tipologie di richieste, come voler ristrutturare o acquistare la casa o il riscatto a seguito di dimissioni e licenziamento, si applica l’aliquota del 23%.

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Pensione di Vecchiaia

Pensione di Vecchiaia

Sia per i lavoratori autonomi che per i dipendenti e sia per il settore pubblico e privato è necessario aver versato 20 anni di contribuzione e aver cessato l’attività lavorativa dipendente.

Dobbiamo distinguere la categoria di lavoratori con contribuzione anteriore al 31 dicembre 1995 e i lavoratori senza contribuzione al 31 dicembre 1995

 

Nel primo caso i requisiti minimi di età richiesti a partire dal 1° gennaio 2012 per la pensione di vecchiaia sono stati rivisti per rendere uniforme l’età di pensione per i lavoratori del settore pubblico e di quello privato, dipendenti, parasubordinati e autonomi. 

Questa normativa, a partire dal 1° gennaio 1993, prevede l’adeguamento agli incrementi alla speranza di vita dell’età anagrafica pari a tre mesi, successivamente dal 2016 sono stati aggiunti ulteriori quattro mesi, dal 2019 altri cinque mesi. Dunque, per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario compiere 67 anni.

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Quando si può fare richiesta della pensione?

Sia per i lavoratori autonomi che per i dipendenti e sia per il settore pubblico e privato è necessario aver versato 20 anni di contribuzione e aver cessato l’attività lavorativa dipendente. 

 

Ci sono, però, delle eccezioni, infatti sono esclusi dall’incremento dei 5 mesi del requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia i lavoratori che svolgono per almeno 7 anni nei 10 anni precedenti il pensionamento lavori gravosi e i lavoratori addetti ad attività usuranti. 

 

Per entrambe le categorie è richiesto il possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni

 

Possono, però, accedere alla pensione di vecchiaia prima di aver compiuto di 67 anni.

Pensione di Vecchiaia

Riassumendo: i lavoratori del settore privato possono accedere alla pensione di vecchiaia a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi.

Quali sono gli importi ottenibili con la pensione di vecchiaia?

In Italia, l’importo della pensione di vecchiaia dipende dal tuo reddito da lavoro dipendente o autonomo e dal numero di anni in cui hai versato contributi previdenziali.

 

Per calcolare l’importo della tua pensione di vecchiaia, puoi utilizzare il simulatore online del sito dell’INPS. Ti basterà inserire alcuni dati, come l’età, il sesso, i contributi versati e il tuo reddito, e il simulatore ti darà un’indicazione approssimativa dell’importo della tua pensione.

Tieni presente che per ottenere la pensione di vecchiaia è necessario aver raggiunto l’età pensionabile prevista dalla legge e aver versato un minimo di contributi previdenziali. Inoltre, l’importo della pensione di vecchiaia può essere influenzato da diversi fattori, come l’adeguamento all’inflazione e le eventuali modifiche alle regole di calcolo della pensione introdotte dal governo.

 

Se vuoi accedere al simulatore INPS con lo SPID, leggi la nostra guida su come ottenerlo passo passo.

A che età si ottiene?

Per quelli pubblici la pensione di vecchiaia decorre dal giorno successivo alla maturazione dei requisiti. Per il personale del comparto scuola ed AFAM, Alta formazione artistica e musicale, la pensione decorre dall’inizio dell’anno scolastico o accademico dello stesso anno in cui si maturano i requisiti anagrafici e contributivi.

 

Per la categoria dei lavoratori senza contribuzione al 31 dicembre 1995, conseguono la pensione con gli stessi requisiti anagrafici previsti per gli assicurati prima del 1° gennaio 1996 e con almeno 20 anni di contribuzione, l’unica condizione sta nel raggiungere un importo minimo di pensione pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. 

 

Una volta raggiunta l’età, però, non si è costretti ad andare in pensione, al contrario la normativa vigente concede di proseguire con l’attività lavorativa anche oltre la soglia dei 67 anni di età fino al raggiungimento di un requisito anagrafico in corrispondenza del quale scatta il pensionamento forzato. In linea generale questo limite è fissato ai 71 anni per i lavoratori del settore privato. Sono, invece, diverse le regole per chi lavora nel settore pubblico dove si tende a favorire il pensionamento e, infatti, una volta raggiunta sia l’età che gli anni di contribuzione scatta automaticamente la cessazione del servizio. 

 

Ad oggi, l’obbligo scatta a 65 anni, laddove il personale abbia maturato un qualsiasi diritto alla pensione, diversamente, il lavoro prosegue fino al raggiungimento dei requisiti necessari per la pensione di vecchiaia.

 

Vedi anche le ultime novità apportate dalla riforma delle pensioni 2022/2023.

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Pensione Opzione Donna e Casalinghe

Pensione Opzione Donna e Casalinghe

Il sistema previdenziale italiano prevede opzioni di pensione ideate anche per le donne che non lavorano con e senza versamento di contributi previdenziali.

Come abbiamo già visto nell’articolo sulla Riforma delle Pensioni, stiamo parlando della pensione casalinghe coperta dal Fondo di previdenza istituito nel 1997 all’Inps e la pensione sociale.

 

Per richiedere questa pensione ci si deve iscrivere all’apposito fondo casalinghe. È una scelta facoltativa e non obbligatoria come l’assicurazione Inail che copre il rischio di incidenti domestici ma non permette di maturare il diritto alla pensione.

 

La pensione casalinghe è prevista per chi ha tra i 18 e 65 anni e svolge lavoro domestico per la famiglia e per la casa. 

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Come funziona e chi ha diritto alla pensione casalinga?

Questo tipo di pensione non è rivolto solo alle donne ma sono compresi anche gli uomini, l’importante è iscriversi al Fondo di previdenza. 

 

Una volta raggiunti i cinque anni di contributi, gli iscritti possono accedere anche a una pensione di inabilità riservata a chi ha una invalidità accertata oppure a una pensione di vecchiaia a un minimo di 57 anni d’età.

 

Per quanto riguarda l’importo non esiste una somma prefissata se non un minimo di circa 26 euro mensili e si ottiene un anno di contribuzione con il versamento di 310 euro. 

 

Anche per la pensione casalinghe la domanda deve essere inoltrata online sul sito Inps.

Pensione Opzione Donna e Casalinghe

L’importo dipende dai versamenti, per esempio con oltre 30 anni di versamenti contributivi la pensione percepita sarà intorno ai 1000 euro al mese. Il calcolo si fa tramite il calcolo contributivo e con la rivalutazione periodica da parte dell’ISTAT del PIL. 

Come ci si iscrive al fondo casalinghe?

Il Fondo Casalinghe è un fondo di previdenza complementare gestito dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e rivolto alle lavoratrici domestiche, ovvero alle donne che svolgono attività di cura e assistenza all’interno delle famiglie.

Per iscriverti al Fondo Casalinghe, devi essere una lavoratrice domestica iscritta alla Gestione Separata INPS e avere almeno 18 anni di età.

 

Per iscriverti, devi presentare domanda all’INPS utilizzando il modello SR163 o tramite il servizio online “Entratel” o “Fisconline”. Nella domanda devi fornire tutti i dati richiesti e allegare la documentazione che attesta il tuo status di lavoratrice domestica, come ad esempio il contratto di lavoro o la dichiarazione sostitutiva resa dal datore di lavoro.

 

L’iscrizione al Fondo Casalinghe è volontaria, quindi se decidi di iscriverti dovrai versare un contributo mensile all’INPS. L’importo del contributo dipende dall’età e dal reddito della lavoratrice domestica e viene stabilito ogni anno dall’INPS.

 

Se decidi di iscriverti al Fondo Casalinghe, potrai beneficiare di prestazioni previdenziali come la pensione di vecchiaia e di invalidità, il trattamento di fine rapporto (TFR) e la prestazione di maternità.

La pensione sociale, cos’è e chi può richiederla

Le persone che non sono iscritte al Fondo casalinghe o le iscritte che non riescono a produrre un certo numero di contributi utili a maturare i requisiti, possono accedere alla pensione sociale.

 

Possono richiederla le persone con i seguenti requisiti:

– chi ha compiuti 67 anni, valido sia per donne che per uomini 

– chi ha cittadinanza italiana o di altro Paese europeo purché iscritte all’anagrafe del Comune di residenza o siano cittadine extracomunitarie con permesso di soggiorno di lungo periodo

– residenza effettiva, stabile e continuativa in Italia da almeno 10 anni. Se, invece, si soggiorna all’estero per più di 29 giorni la prestazione viene sospesa e se la sospensione dura più di un anno allora la pensione sociale viene revocata

-riversano in stato di bisogno comprovato da un reddito inferiore ad una certa soglia.

 

Per questo tipo di pensione l’importo ammonta intorno ai 460 euro al mese per 13 mensilità, ma solo se si è in possesso dei requisiti previsti dalla normativa. La somma, infine può essere integrata con la pensione di cittadinanza fino ad un massimo di 780 euro.

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Lavorare in Pensione conviene?

Lavorare in Pensione conviene?

Un pensionato non deve necessariamente rinunciare a lavorare. Infatti, dopo il pensionamento, una persona può svolgere attività lavorativa, ad eccezione dei Quota 100 e Quota 41.

Per chi usufruisce della Quota 100, non è possibile lavorare perché è presente un divieto di cumulare i redditi con la pensione con quelli di un’attività lavorativa. 

È escluso da questo provvedimento il lavoro autonomo occasionale purché si resti nei 5 mila euro l’anno.

Per la Quota 41, invece, è stabilito un limite per lavorare ma in questo caso solo fino all’ipotetico raggiungimento del requisito di accesso alla pensione anticipata, cioè a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. 

CONTENUTO DELL'ARTICOLO

Per tutti gli altri tipi di pensione è consentito svolgere attività lavorativa e nulla prevede la penalizzazione sull’importo dell’assegno pensionistico. 

 

Dal gennaio 2009 i redditi da lavoro sono del tutto cumulabili con le pensioni di vecchiaia, anticipate e di anzianità. Un sistema valido per tutte le prestazioni erogate con il sistema misto o retributivo, quindi per coloro che sono in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995

 

Dunque, tenendo conto dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione, possiamo affermare che pensioni di vecchiaia e anticipata sono cumulabili con i redditi da lavoro anche per il sistema contributivo. 

Lavorare in Pensione conviene

Cumulo dei redditi da lavoro e assegno ordinario di invalidità

In questo caso sono presenti delle limitazioni di tipo reddituale. Chi è titolare di un assegno ordinario di invalidità subisce delle decurtazioni sull’importo percepito laddove il reddito supera le seguenti soglie: 

  • In misura pari al 25% se il reddito supera di 4 volte il trattamento minimo Inps;
  • In misura pari al 50% se il reddito supera di 5 volte il trattamento minimo Inps.
 

Se, invece, l’importo dell’assegno ordinario di invalidità è superiore al trattamento minimo Inps, la porzione di assegno eccedente può subire una nuova decurtazione se l’anzianità contributiva è inferiore ai 40 anni. 

 

La trattenuta, infatti, è pari al 50% della quota eccedente il trattamento minimo nel caso di reddito da lavoro subordinato e viene decurtata direttamente sulla retribuzione da parte del datore di lavoro. Se è pari al 30% della quota e i redditi provengono da lavoro autonomo sarà effettuata direttamente dall’ente previdenziale tramite comunicazione dei redditi annui percepiti.

Pensione di inabilità e cumulo dei redditi da lavoro

In questo caso il problema del cumulo non si pone a norma di legge perché lo svolgimento di lavoro, sia autonomo che dipendente, è infatti incompatibile con la percezione della prestazione.

Pensione di reversibilità e cumulo dei redditi da lavoro

Anche per questo tipo di pensione è possibile svolgere attività lavorativa, ma solo in parte. Sono presenti dei vincoli reddituali che prevedono decurtazioni nel caso in cui il reddito del lavoro del superstite sia compreso tra 3 e 4 volte l’importo del trattamento minimo INPS; superi 4 volte il trattamento minimo INPS o superi 5 volte il trattamento minimo INPS.

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Come fare domanda di pensione?

Come fare domanda di pensione?

Per fare domanda di pensione, è necessario presentare la richiesta presso un ufficio dell’Inps o dell’ente previdenziale di appartenenza. La domanda può essere presentata online, tramite il sito dell’Inps, oppure tramite un patronato o un intermediario abilitato.

La procedura è semplice l’INPS ha messo a disposizione sul proprio sito proprio la sezione “Domanda di pensione”. Il pensionato dovrà solo compilare e seguire l’iter della propria domanda direttamente online. 

 

Per inoltrare correttamente la domanda di pensione è necessario inserire i dati facendo attenzione a non sbagliare, affinché l’istituto possa elaborare al meglio i dati. 

 

Spesso, infatti, succede che un piccolo errore possa comportare tempi lunghi o risultare con la dicitura “domanda pensione Inps giacente o domanda in elaborazione”.

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Quando si può fare richiesta della pensione?

Sicuramente questo è uno dei dubbi che affligge il pensionato e per questo motivo è bene tenere presente anche il criterio temporale. Quest’ultimo deve essere considerato in funzione del conseguimento dei requisiti che sono: 

  • Contributivi, in caso di domanda della pensione anticipata
  • Contributivi e anagrafici, in caso di domanda di pensione di vecchiaia 

Vediamo nel dettaglio quali sono i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata: nel primo caso il requisito anagrafico è di 67 anni, sia per i lavoratori del pubblico impiego che per i privati e gli autonomi. 

 

Il requisito contributivo è di 20 anni per tutte le categorie di lavoratori. In questo caso la domanda dovrà essere presentata tre mesi prima del conseguimento dei requisiti anagrafici. 

Come fare domanda di pensione Online

Per la pensione anticipata, che sarà presentata almeno un mese prima, invece non abbiamo un limite di età ma solo un requisito contributivo che è di 41 anni e 10 mesi per le donne, per gli uomini è di 42 anni e 10 mesi. 

 

Nel caso volessi fare richiesta di pensione di invalidità, leggi questo articolo oppure continua a leggere questo articolo.

Come fare richiesta di pensione di invalidità?

Per fare richiesta di pensione di invalidità, devi innanzitutto verificare di essere in possesso dei requisiti necessari. In generale, per avere diritto alla pensione di invalidità devi essere un cittadino italiano o comunitario, oppure uno straniero regolarmente soggiornante in Italia, e avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni.

Inoltre, devi essere in possesso di una certificazione di invalidità rilasciata dall’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) o dall’ASL (Azienda Sanitaria Locale) che attesti che sei inabile al lavoro a causa di una malattia, un infortunio o una disabilità.

Per fare richiesta di pensione di invalidità, devi presentare domanda all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) utilizzando il modello “SR163” o tramite il servizio online “Entratel” o “Fisconline”. Nella domanda devi fornire tutti i dati richiesti e allegare la certificazione di invalidità e tutta la documentazione che attesta il tuo diritto alla pensione.

 

L’INPS valuterà la tua domanda e, se riterrà che hai diritto alla pensione di invalidità, ti invierà una comunicazione di accoglimento e ti indicherà l’importo della pensione che percepirai. Se invece la tua domanda verrà respinta, potrai presentare ricorso entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione di diniego.

 

 

Se hai già la pensione di invalidità e stai cercando un prestito leggi il nostro articolo sui prestiti agevolati per invalidi civili.

Modalità e Documenti Necessari

Ci sono due modi per presentare la domanda di pensione Inps: online oppure tramite il CAF/patronato. 

In entrambi i casi ci si deve munire dei seguenti documenti: 

  • documenti di riconoscimento e del coniuge se coniugato/a;

  • tessera sanitaria;

  • codice fiscale;

  • autocertificazione dello stato civile e di famiglia;

  • certificato di cessazione attività, non sarà necessario se si svolge attività lavorativa autonoma;

  • sr163 con IBAN e il timbro dell’ufficio pagatore, banca o posta;

  • ulteriore documentazione che può variare a seconda dei casi soggettivi.

Se si vuole procedere in maniera autonoma è necessario possedere anche lo SPID (vedi come richiedere lo SPID) e il pin cittadino Inps, che può essere richiesto presso un qualsiasi ufficio Inps.

Tempi di Erogazione della pensione

I tempi purtroppo sono abbastanza lunghi, in media per le domande di pensione Inps per i lavoratori del settore privato ci vorranno circa tre mesi. Per i lavoratori del settore pubblico la media è di otto mesi. Nel momento in cui l’Inps accoglie la domanda di pensione è necessario controllare quando è stata accolta la prestazione, se accade prima del 7° del mese allora la somma sarà liquidata il mese successivo se, invece, avviene dopo si dovrà attendere un ulteriore mese. In ogni caso l’Istituto nazionale di previdenza sociale invia sia telematicamente che attraverso la posta il modello di liquidazione (TE08) in cui vengono riportati tutti i dati di calcolo e l’importo della pensione.

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Riforma delle Pensioni 2022 e 2023

Riforma delle Pensioni 2022 e 2023

Con la Manovra finanziaria del 2022 si sono registrati dei risvolti molto importanti soprattutto per quanto riguarda il tema sempre delicato delle pensioni. 

Le risorse stanziate sono quasi 14 miliardi di euro, a cui se ne aggiungono più di 23 in deficit, si tratta quindi di una manovra espansiva per ben 37 miliardi di euro. 

 

Al centro della questione ci sono state proroghe per misure importanti e l’addio, per ora, definitivo a Quota 100, apportando così delle differenze per molti lavoratori che vogliono accedere prima al pensionamento.

Le novità riguardano anche chi ha un reddito medio basso, si tratta di uno sgravio dello 0,8% dei contributi previdenziali valido per l’anno 2022 per i lavoratori dipendenti che hanno una retribuzione imponibile fino a 35 mila euro.

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RIFORMA DELLE PENSIONI 2022

Vediamo nel dettaglio tutte le novità della Manovra: come già detto dal 31 dicembre 2021 abbiamo salutato Quota 100 che permetteva di andare in pensione con almeno 62 anni e 38 di contributi. Al suo posto entra in vigore Quota 102 che permetterà di accedere alla pensione a 64 anni e 38 di contributi andando di fatto a modificare la Legge Fornero

 

Un provvedimento, per il momento, valido solo per il 2022, anche se il diritto maturato quell’anno potrà essere esercitato anche negli anni successivi. Secondo la relazione tecnica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, questo passaggio peserà 1,6 miliardi di euro in manovra e permetterà di accedere alla pensione anticipata a circa 60 mila lavoratori nei prossimi 4 anni. 

Riforma della legge sulle Pensioni

Resta invariata l’Opzione donna che permette alle lavoratrici di andare in pensione con 58 anni di età, per le autonome a 59 anni con 35 di contributi, in questo caso con l’assegno calcolato tramite il metodo contributivo. 

 

Prorogata fino al 2022 l’Ape sociale, misura che permette di andare in pensione anticipata a determinate categorie con 63 anni di età e 36 anni di contributi, 30 se disoccupati o invalidi con assegno di 1.500 euro lordi fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di anzianità. Requisiti che restano invariati, quindi: stato di disoccupazione per licenziamento, dimissioni per giusta causa, scadenza del rapporto di lavoro a tempo determinato; se il lavoratore assiste da almeno 6 mesi il coniuge o un parente convivente con handicap grave; riduzione della capacità lavorativa con riconoscimento dell’invalidità civile superiore o uguale al 74%. 

 

Leggi anche l’articolo sulle differenze tra sistema retributivo e contributivo.

 

Inoltre, si aggiungono nuove categorie lavorative: artigiani, agricoltori, conduttori di impianti e macchine per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali, operai di impianti per la trasformazione e la lavorazione a caldo dei metalli; insegnanti di scuola primaria e pre primaria. Magazzinieri, estetiste e servizi personali, sanitari e sociali e tecnici della salute. 

Sul tavolo si pensa ovviamente anche al futuro, molte le ipotesi in vista della riforma del sistema previdenziale dal 1° gennaio 2023 da parte del Governo e dei sindacati.

RIFORMA DELLE PENSIONI 2023

La riforma delle pensioni per il 2023 prevede alcune novità importanti. Innanzitutto, verrà introdotto un sistema di calcolo contributivo per tutte le categorie di lavoratori, inclusi i dipendenti pubblici. Inoltre, verrà stabilito un’età minima per andare in pensione, che sarà gradualmente aumentata nel corso degli anni.

Un’altra novità riguarda l’innalzamento delle soglie di reddito per accedere alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata. Inoltre, verranno introdotti incentivi per chi sceglie di continuare a lavorare oltre l’età pensionabile.


Infine, verrà introdotto un nuovo sistema di pensioni integrative, che permetterà ai lavoratori di accumulare risparmi supplementari per la loro vecchiaia.

Tutte queste misure sono volte a garantire una maggiore sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo e a promuovere l’allungamento della vita lavorativa dei cittadini.


Se vuoi approfondire il tema della riforma delle pensioni 2023, leggi questo articolo del Corriere della Sera che approfondisce il tema dell’Opzione Donna.

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Legge Fornero

Legge Fornero

Con la Manovra finanziaria 2022 c’è stato il superamento della riforma delle pensioni Fornero, emanata nel 2011 dall’allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero. 

 

Con questa legge, il sistema pensionistico italiano era passato dall’essere retributivo ad essere contributivo tramite conversione del decreto Legge Decreto-legge del 06/12/2011 n. 201 in Legge del 22/12/2011 n. 214

Il sistema retributivo, sicuramente più comodo per i lavoratori, era diventato troppo pesante per le casse dello Stato perché calcolava la pensione in base alle ultime retribuzioni e senza tenere conto dei contributi versati negli anni. 

 

Quindi, da quel momento in poi si è deciso di mandare gli italiani in pensione col metodo contributivo, con l’obiettivo di far crescere la pensione in base ai contributi versati.

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I lavoratori che raggiungono il requisito per la pensione di vecchiaia, prevista a 67 anni anche per il biennio 2021-2022, possono smettere di lavorare e percepire una pensione la cui somma viene determinata sulla base dei contributi accumulati durante tutta la vita lavorativa.

 

Dunque, non è più possibile andare in pensione per anzianità con 40 anni di contributi a prescindere dall’età. Attualmente sono tre le modalità per calcolare la pensione: il sistema contributivo viene applicato a chi ha cominciato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996; i lavoratori con anzianità contributiva inferiore ai 18 anni al 31 dicembre 1995 vanno in pensione col sistema misto: anche i lavoratori con anzianità contributiva uguale o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995, vanno in pensione col sistema misto, quindi retributivo fino al 31 dicembre 2011 e contributivo dall’1 gennaio 2012. 

Legge Fornero sulle Pensioni

Inoltre, il 31 dicembre 2021 abbiamo detto addio a Quota 100, per cui non si potrà più andare in pensione con un’età anagrafica di 62 anni e 38 anni d’anzianità contributiva. Si passa a Quota 102 che permette di accedere alla pensione a 64 anni con 38 di contributi. Confermata e prorogata anche per il 2022 l’Ape sociale e l’Opzione donna.

 

Leggi anche il nostro articolo sui sistemi pensionistici retributivo, contributivo e misto e scopri le differenze.

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