Tabelle Codici Pensioni INPS
Quando parliamo di categorie pensioni Inps facciamo riferimento a tutti quei codici pensione Inps e quelle sigle che hanno come obiettivo quello di identificare la natura della
Un pensionato non deve necessariamente rinunciare a lavorare. Infatti, dopo il pensionamento, una persona può svolgere attività lavorativa, ad eccezione dei Quota 100 e Quota 41.
Per chi usufruisce della Quota 100, non è possibile lavorare perché è presente un divieto di cumulare i redditi con la pensione con quelli di un’attività lavorativa.
È escluso da questo provvedimento il lavoro autonomo occasionale purché si resti nei 5 mila euro l’anno.
Per la Quota 41, invece, è stabilito un limite per lavorare ma in questo caso solo fino all’ipotetico raggiungimento del requisito di accesso alla pensione anticipata, cioè a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Per tutti gli altri tipi di pensione è consentito svolgere attività lavorativa e nulla prevede la penalizzazione sull’importo dell’assegno pensionistico.
Dal gennaio 2009 i redditi da lavoro sono del tutto cumulabili con le pensioni di vecchiaia, anticipate e di anzianità. Un sistema valido per tutte le prestazioni erogate con il sistema misto o retributivo, quindi per coloro che sono in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995.
Dunque, tenendo conto dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione, possiamo affermare che pensioni di vecchiaia e anticipata sono cumulabili con i redditi da lavoro anche per il sistema contributivo.
In questo caso sono presenti delle limitazioni di tipo reddituale. Chi è titolare di un assegno ordinario di invalidità subisce delle decurtazioni sull’importo percepito laddove il reddito supera le seguenti soglie:
Se, invece, l’importo dell’assegno ordinario di invalidità è superiore al trattamento minimo Inps, la porzione di assegno eccedente può subire una nuova decurtazione se l’anzianità contributiva è inferiore ai 40 anni.
La trattenuta, infatti, è pari al 50% della quota eccedente il trattamento minimo nel caso di reddito da lavoro subordinato e viene decurtata direttamente sulla retribuzione da parte del datore di lavoro. Se è pari al 30% della quota e i redditi provengono da lavoro autonomo sarà effettuata direttamente dall’ente previdenziale tramite comunicazione dei redditi annui percepiti.
In questo caso il problema del cumulo non si pone a norma di legge perché lo svolgimento di lavoro, sia autonomo che dipendente, è infatti incompatibile con la percezione della prestazione.
Anche per questo tipo di pensione è possibile svolgere attività lavorativa, ma solo in parte. Sono presenti dei vincoli reddituali che prevedono decurtazioni nel caso in cui il reddito del lavoro del superstite sia compreso tra 3 e 4 volte l’importo del trattamento minimo INPS; superi 4 volte il trattamento minimo INPS o superi 5 volte il trattamento minimo INPS.
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